Leontinoi era l’unica colonia greca in Sicilia distante dal mare ma collegata ad esso attraverso il fiume S. Leonardo, l’antico Terias, che le barche potevano risalire fino alla confluenza con il fiume Lisso e tramite questo raggiungere le falde del colle Tirone e dunque l’ingresso settendrionale della città.
Leontinoi, come scrive anche Polibio, sorgeva sulle alture dei colli S.Mauro e Metapiccola mentre nella valle sottostante si trovava l’agorà.
Alle due estremità vi erano le porte: quella settendrionale si apriva verso i fertili campi di Leontinoi “la terra arabile”; quella meridionale verso Siracusa.
A partire dagli anni ’50, le ricerche, guidate dal Prof. Giovanni Rizza, consentirono di mettere in luce le fortificazioni e la porta meridionale della città, la necropoli antestante e le aree sacre sulle alture dei due colli. La caratteristica della porta sud è quella di una costruzione a “tenaglia” più volte ricostruita per le vicende storiche che segnano la città.
La necropoli meridionale, databile tra il VI e il III secolo a.C., si trova a sud delle fortificazioni. Si tratta di fosse di diverse dimensioni scavate nel calcare.
Caratteristici sono gli “EPYTIMPIA” monumenti funerari a piramide gradinata posti sopra la sepoltura, ancora oggi visibili.
Tracce di due templi si trovano sulle alture dei colli S.Mauro, dove è stata rinvenuta una notevole quantità di frammenti architettonici.
La chiesa madre di Carlentini è uno scrigno di tesori che porta firme prestigiose di architetti, pittori, scultori, tra cui Emilio Greco, uno dei grandi scultori del ‘900.
Adesso bella e luminosa, dopo i lavori di restauro in seguito al terremoto del 13 Dicembre del ’90, la chiesa si erge maestosa col suo prospetto nelle vicinanze della piazza A. Diaz e accanto al Monumento ai Caduti, in piazza Vittorio Veneto.
È prima chiesa si cui si inizia la costruzione dopo la fondazione di Carlentini.
I lavori durano parecchi anni se nel 1627 ne veniva ancora sollecitato il completamento come si legge nei documenti.
Distrutta dal terremoto nel 1693 è stata riedificata sullo stesso sito. Pochissimo si sa della vecchia chiesa che era probabilmente più piccola dell’attuale e a navata unica.
Ricostruita in più fasi, la Chiesa Madre è a tre navate ed è dedicata all’Immacolata Concezione, la cui effige è posta in una nicchia sopra l’altare maggiore. A causa dei tanti anni impiegati per il completamento, l’edificio ha influenze barocche, neoclassiche e liberty.
‘abside centrale è fiancheggiata dalle cappelle del S.Sacramento a sinistra e di Santa Lucia a destra.
Nel presbiterio pregevole è il coro ligneo.
Nella navata di sinistra si trovano gli altari della Madonna del Rosario, di San Giuseppe, dell’Addolorata, e del Cristo morto, del Sacro Cuore (prima dedicato all’Annunziata) della Madonna delle grazie e di Santa Rita.
In quella di sinistra gli altari della Crocifissione, Ascensione, di S.Antonio Abate, di Alfio, Filadelfo e Cirino, di San Francesco di Paola.
L’ultimo vano è riservato alla fonte battesimale, chiuso da un cancello di ferro battuto. Tutte le pale del 7-800 sono di ottima fattura.
Qualche curiosità: il grande lampadario con prismi di cristallo fu donato nel 1907 dai Carlentinesi emigrati in America.
L’organo ricco di pitture e sculture che si trova sopra il portale dell’ingresso centrale fu fatto costruire a spese a un nobile benefattore, il giudice Materazzo.
Il campanile alto 40 metri fu progettato dall’architetto Giovanni Formica che intorno agli anni trenta ebbe come allievo Emilio Greco.
La sua costruzione fu ultimata nel 1933 dai fratelli Anzaldo e per mano di Francesco Turco.
La cuspide sopra la cella campanaria è rivestita con pregiate ceramiche di Caltagirone.
PROSPETTO ESTERNO DELLA CHIESA MADRE
Il prospetto della chiesa Madre di maggiore pregio architettonico e scenografico rispetto a quello degli altri edifici religiosi della città, è organizzato su due ordini. Quello inferiore in stile barocco, con un portale centrale ornato da colonne binate e due porte laterali, sormontate da due nicchie ovali, dove trovano posto le statue di S. Pietro e S. Paolo, è degli inizi dell’Ottocento.
L’ordine superiore, in stile liberty, con più elementi decorativi, con un finestrone centrale sormontato da un rosone e da due nicchie laterali, il tutto chiuso da un timpano, fu costruito solo nel 1913 su disegno dell’ ingegnere Luciano Franco di Carlentini.